ARTICOLO GIORNALISTICO SU KAKA'.....scritto da me

[marco]

Il tormentone Kakà è finito. Il giocatore rimane al Mialn, almeno fino a giugno, ma con dichiarazioni che sanno di amore eterno. Ieri doveva essere il giorno decisivo della trattativa e così è stato, in un estenuante gioco dei dentro ofuori. I contatti, le smentite, le cifre al rialzo o al ribasso, le lacrime, la paura, il caos mediatico, hanno avuto il loro apice alle 22.40 di una giornata estenuante. Ripercorriamola.
Nel primo pomeriggio il presidente Berlusconi e Galliani si sono incontrati nella villa di Arcore per discutere delle strategie da attuare, dopodichè è stata la volta dell'incontro fra il papà-procuratore di Kakà, Bosco Leite e l'a.d. rossonero per gli ultimi dettagli economici. Intanto i tifosi della Curva Sud, la voce di San Siro, hanno iniziato ad inneggiare cori e slogan sotto la sede di via Turati, inducendo le forze dell'ordine a chiudere l'accesso prima ai tram e in seguito all'intero traffico. La contestazione pacifica è andata avanti senza intoppi e i tifosi si sono spostati sotto casa di Kakà, in zona Cadorna, per un ultimo, disperato appello al loro numero 22 e pregarlo di non lasciare il Milan. Lui si è affacciato, ha sventolato la maglia rossonera come una bandiera e se l'è battuta sul petto. Un gesto che ha saputo di commiato, come a dire "Addio, resterete sempre nel mio cuore, grazie di tutto".
Sono le 22.30 circa, manca solo la sua firma per chiudere l'affare del secolo, 130 milioni al Mialn e 19 a stagione al giocatore per i prossimi cinque anni: una mazzata clamorosa in un tempo di crisi mondiale che non lascia spazio ad ipotesi di ripresa almeno fino al 2010, ma spiccioli per lo sceicco Mansour, l'uomo dal patrimonio di 33 miliardi di sterline.
Ed è qui che avviene il colpo di scena: Kakà rifiuta l'offerta. Troppo affezionato alla squadra, ai tifosi che anche se rassegnati l'hanno inneggiato, e i soldi, parola sua, non sono tutto nella vita. Questo è il calcio, signori: passione, lealtà, attaccamento ai valori dello sport e alla squadra, correttezza, riconoscimento e gratitudine. Il vile denaro viene dopo, dovrebbe rappresentare un premio per la classe che si dimostra, ma molto spesso ce ne dimentichiamo.
Kakà resta dunque. Per la prima volta papà Bosco si deve arrendere a qualcuno: Bosco voleva 6 milioni all'anno per il figlio e il Milan ha obbedito; Bosco voleva uno stipendio di 9 milioni per il rinnovo più 1 milione per l'altro figlio, Digao, e il Milan ha accettato; ora Bosco voleva 19 milioni dal City, didposto a darli, ma Kakà ha chiuso la porta; ha provato allora a chiedere un altro aumento al Milan ma Kakà ha addirittura chiuso a chiave. Certe cose sono come la pubblicità di Mastercard, non hanno prezzo. Ricardo, nel suo appartamento, ha avuto tutto il tempo per riflettere e alla fine ha preso la sua decisione. La decisione giusta, quella che, credo, tutti volevano, milanisti e non. Perchè un campione come lui che resta in Italia fa bene ad un campionato ormai superato in tutto da Liga e Premier; fa bene alla fiducia dei tifosi; e fa bene al calcio in generale, come detto, per i valori visti ieri.
In estate il Real Madrid, ormai conscio della cifra che servirebbe per portare Kakà alla sua corte, potrebbe sferrare un nuovo attacco, come già successo negli ultimi due anni, ma, ripeto, le dichiarazioni di ieri sanno di amore eterno. Sarebbe bello vedere, un giorno, questo ragazzo semplice, bravo, unile, indossare la fascia di capitano del Milan e dopo ieri questo è più facile. I tifosi possono dormire sonni tranquilli,come detto almeno fino a giugno e poi chissà, e avere comunque la convinzione che, alla fine, Kakà ci sarà sempre.